La storia di Arezzo - origini e cultura di Arezzo
Città etrusca
Arezzo nasce come città pre-etrusca, come dimostrato dai ritrovamenti di pietra e del famoso “uomo dell’Olmo”, risalente al Paleolitico ritrovato nei pressi della frazione dell’Olmo nel 1863.
L’abitato etrusco sorse sulla cima del colle di San Donato, dove si trova l’attuale città di Arezzo. Arretium divenne una delle principali città etrusche, quasi certamente fu sede di una delle 12 lucumonie. Sono attribuite al periodo etrusco numerose opere d’arte di notevole valore, come la Chimera, custodita a Firenze. In epoca romana la città venne conquistata, e a nulla valse l’unione degli eserciti di Arezzo, Volterra e Perugia, che furono sconfitti a Roselle, nelle vicinanze di Grosseto nel 295 a.C.
Presidio romano
In epoca romana Arezzo divenne il centro simbolo dell’espansione romana verso nord, assicurandosi il primato come principale bastione difensivo dell’impero stesso, dovuto alla sua posizione particolarmente strategica che obbligava chi volesse raggiungere la città di Roma a passare per Arezzo. È così che Arezzo fu costretta a difendersi dai Galli Senoni che avanzavano contro Roma, dove morì il console Lucio Metello, inviato da Roma in soccorso agli aretini. Della sua morte rimane traccia in un toponimo che indica il punto di piana vicino all’Arno dove trovò la morte il console romano.
Nel corso delle guerre civili della Roma repubblicana, Arezzo cercò più volte di riconquistare la sua indipendenza sotto Mario prima e Pompeo poi. A questi tentativi di ribellione Cesare e Silla si vendicarono trasformando Arezzo in una colonia militare, distruggendo le per sempre le rimanenti tracce della cultura precedente. All’inizio dell’età imperiale, Arezzo riconquistò lentamente la sua ricchezza e prosperità, furono costruiti numerosi stabilimenti pubblici, sorsero i teatri, le terme e un notevole anfiteatro. Tutto questo non fece che alimentare la fertile vita culturale, grazie soprattutto all’attività di aretini illustri come Gaio Cilnio Mecenate, simbolo della promozione culturale.
Primo millennio d.C.
Dopo la caduta dell’impero Romano, Arezzo subì un crollo che la porto nel giro di poco tempo alle dimensioni cittadine del periodo etrusco. Le campagne si spopolarono velocemente e le linee commerciali languirono a lungo. La situazione rimase più o meno invariata anche dopo l’arrivo di Carlo Magno, che si dedicò esclusivamente a privilegiare i rapporti con il vescovado, tralasciando in gran parte la vita civile. È in questo periodo che, sotto la protezione del vescovo di Arezzo, si sviluppano numerose abbazie, che in qualche modo contribuirono non poco a ricostruire e stabilizzare il sistema di scambi commerciali e una piccola parte di vita culturale, grazie anche a uno dei figli più illustri di Arezzo: Guido Monaco che elaborò il metodo di notazione musicale e inventò il tetragramma.
Libero comune
Il punto cardine della ripresa economica e sociale di Arezzo dopo il potere feudale, è la nascita del libero Comune, che in poco tempo espande il proprio dominio, attaccando i poteri signorili delle autorità ecclesiastiche: la presenza di un console ad Arezzo è confermata fin dal 1098. Verso il 1200 lo sviluppo urbano e demografico comporta la costruzione di una nuova cerchia muraria con un perimetro che raggiunge i 2.600 metri, capace di racchiudere un’area di circa 51 ettari.
Nel Duecento sorgono numerosi edifici pubblici nella parte alta della collina e vengono terminati i lavori della prima grande basilica del comune di Arezzo: la Pieve di Santa Maria, una splendida struttura realizzata in stile romanico. In seguito all’affermarsi del nuovo stile gotico iniziarono i lavori per la costruzione della Cattedrale, che vedrà poi l’inesorabile ritorno della sede vescovile all’interno delle mura cittadine nel 1203. La città di Arezzo è ora regolata dal Comune, in prevalenza di parte ghibellina, che in poco tempo riesce a estendere il proprio dominio conquistando un vasto territorio fino alla Valdichiana.
Seguirono sanguinosi scontri contro Siena, Firenze, Perugia e Città di Castello fino all’arrivo in Italia di Manfredi di Svevia che aiutò Arezzo a sconfiggere l’armata guelfa di Firenze nella battaglia di Montaperti. Arezzo però rimarrà l’unico baluardo ghibellino di un certo spessore, e per questo motivo dopo la sconfitta dell’armata imperiale di Manfredi a Benevento, il papato finanziò la guelfa Firenze che con l’aiuto di mercenari francesi riuscì a sconfiggere e conquistare Arezzo nella storica battaglia di Campaldino.